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I taroccamenti sciachimisti


Esaminiamo, per l’ennesima volta, come i Marcianò Bros, giocando con le parole e con le immagini, cerchino di far passare per misterioso ciò che misterioso non è, anzi è di una banalità sconcertante, non disdegnando per tale scopo l’abuso di “notizie” che, per loro stessa ammissione, sanno essere completamente sballate.

Nella fattispecie, in questo “articolo” dei fratelloni imbroglioni si vorrebbe far passare per l’immagine dell’interno di un “tanker chimico” quella che in realtà è la ripresa dell’interno di un Boeing durante i test di volo, cioè quei test che ogni singolo aeroplano deve passare prima di essere dichiarato adatto al volo.

Si inizia descrivendo l’aeroporto Pinal Airpark, nei pressi di Marana, Arizona, come un segretissimo impianto della CIA e della NSA dove gli aerei civili verrebbero riconvertiti in “tanker chimici”: parola di Tim White, Viet Nam Vet (USAF), Concerned Citizen.
Ma il signor Tim White, sedicente veterano della guerra del Vietnam, evidentemente è rimasto al tempo di quella guerra, visto che Marana era sì il quartier generale delle operazioni aeree della CIA, ma durante la guerra del Vietnam appunto, cioè più di trent’anni fa: non è certo un gran segreto, visto che viene riportato pure sulla Wikipedia in lingua inglese, qui.
Ora l’aeroporto è la base, come si legge nel link appena fornito, dalla Evergreen Aircraft Maintenance Facility e del Silverbell Army Heliport.

Che poi siamo sempre lì: perché diamine i cattivoni che dominano il mondo, quelli che riescono a mettere in piedi il più grande e complicato complotto mai concepito, che coinvolgerebbe milioni di persone tutte fedelissime e infallibili, dovrebbero poi essere contemporaneamente così beoti da fare le loro porcate sotto gli occhi di tutti?

In un più unico che raro impeto di generosità nei confronti del raziocinio, se lo chiedono pure gli ineffabili fratelli Marcianò, in quest’altro post di “approfondimento”:

Approfondendo la ricerca, ci siamo imbattuti nelle nitide immagini satellitari della Pinal Airpark-Marana base (Arizona), mostrate da Google Earth. Strano è che proprio quel sito non sia a bassa risoluzione o addirittura completamente offuscato come sempre si verifica, allorquando si ricercano altre aree militari destinate a rimanere top secret.

Già, che strano, vero? Senza contare le centinaia di fotografie a riguardo che si trovano su airliners.net.
Sarà che quella non è un’area militare destinata a rimanere segreta? Troppo facile? Troppo poco intrigante?

Subito pentitisi dell’inaspettata concessione fornita al buon senso, i due cercano di propinare una risposta che definirei geniale nella sua idiozia:

Se vuoi nascondere un oggetto, mettilo bene in vista.

Capito voialtri imbecilloni che quando volete nascondere qualcosa lo chiudete bene a chiave da qualche parte? In mezzo alla stanza dovete lasciarlo, sotto gli occhi e a disposizione di tutti, altro che storie.

Non basta, l’acume d’o comandante e d’o professore va ben oltre:

In effetti, ci viene fatto notare, sempre dai soliti noti, evidentemente molto interessati a smentire sempre e comunque, che quella base è semplicemente un cimitero di aerei dismessi. Non siamo assolutamente d’accordo. Ciò è quanto si vuole forse che si creda e da qui il motivo per cui non si ci si è adoperati per nascondere quel sito! Spesso l’apparenza inganna: infatti sia le foto satellitari di Google Earth sia alcune fotografie liberamente pubblicate dal sito Airlines.net, mostrano molti aerei ben conservati ed... "impacchettati" con cura (tra questi anche le aerocisterne KC-10), per evitare che si danneggino sotto al sole ed alle intemperie. Un cimitero per aerei, quindi?

Ma non solo! Si nota una certa attività intorno ad alcuni velivoli, che sembrano venire sottoposti ad un completo restyling nonché sostituzione di pezzi quali motori, carrelli etc. (è presente una vasta porzione dell’area ove sono ordinatamente disposti centinaia di componenti meccanici), attraverso, per esempio, la riverniciatura degli stessi (di colore bianco) e la cancellazione dei loghi di compagnia originari.

Esatto, spesso l’apparenza inganna: infatti a guardarli in fotografia Rosario e Antonio sembrano esseri umani normodotati, ma appena scrivono di queste fesserie ecco che l’illusione si spezza.
Perché, perché sono così masochisti che non si informano mai un minimo prima di lasciarsi andare a certe esternazioni da “so-tutto-io-e-a-me-non-la-si-fa”, che in realtà rivelano un’ignoranza abissale da parte loro?

Forse credono che un «cimitero di aeroplani» sia come un cimitero per esseri umani, con un paio di becchini che seppelliscono gli aerei “defunti”. Invece no, trattasi solo di un modo di dire per indicare un luogo dove si raccolgono gli aerei non più in uso effettivo, però non necessariamente per rottamarli: di questi aircraft boneyard negli USA ne esistono parecchi, anche privati, come si può vedere per esempio qui.
Chissà come mai, tra tutti quelli esistenti, i fissati delle “scie chimiche” si sono incaponiti proprio col Pinal Airpark: misteri della fede sciachimista.

Certo, alcuni dei velivoli ivi destinati saranno dei ferrivecchi irrecuperabili e in tal caso li si smonta per recuperare il possibile e smaltire il resto: da qui la sostituzione dei pezzi e la «vasta porzione dell’area ove sono ordinatamente disposti centinaia di componenti meccanici».

Di contro molti aerei, ancora in grado di svolgere un servizio attivo seppure datati, vengono solo stoccati per mantenerli in buono stato nel caso che vengano richiamati in servizio: da qui la scelta, per questi «cimiteri di aeroplani», di posti idonei allo scopo, cioè luoghi con poca umidità per evitare la corrosione; da qui il cosiddetto (da Rosario) “impacchettamento”, che in realtà è proprio una verniciatura protettiva, la «riverniciatura degli stessi (di colore bianco)», per dirla di nuovo con Straker.

Eggià, dato che gli aeroplani non sono frullatori, che quando si rompono costa meno comprarne uno nuovo che riparare il vecchio e che soprattutto si trovano in vendita a mucchi nel negozio dietro l’angolo: gli aerei di linea costano fino a decine di milioni di euro e bisogna prenotarli con anni di anticipo per acquistarne di nuovi, essendo costruiti su ordinazione.
È quindi del tutto logico che le compagnie aeree, quando decidono di non mantenere in servizio attivo un velivolo ancora utilizzabile, non lo buttino via: o lo vendono oppure lo tengono di riserva, nel caso che uno degli aerei ancora in servizio effettivo abbia guasti consistenti e non sia fruibile per lunghi periodi di tempo.

E non è che le compagnie aeree siano mosche bianche nel comportarsi così: quella illustrata è una sana abitudine di tutte le aziende che utilizzano macchinari molto costosi e difficili da reperire in quattro e quattr’otto, tanto che in economia esiste un termine apposito per indicarla, cioè mothballing, letteralmente «mettere in naftalina». Infatti, con una rapida ricerca in Internet, si trovano facilmente ditte specializzate nel mothballing di aerei, come per esempio questa, tanto per dire quanto quella descritta sia una pratica così astrusa.

Ma andiamo avanti, che ’o comandante e ’o professore ne hanno altre, di geniali osservazioni, da fornirci:

Curiosa, inoltre, la presenza di velivoli appartenenti alla compagnia di bandiera Alitalia!

Perché curiosa? Cosa avrebbe l’Alitalia di diverso dalle altre compagnie aeree? Forse che lei non dismette mai alcun aereo? Forse che a lei e solo a lei forniscono velivoli indistruttibili e garantiti per l’eternità?


Pure... in un’area separata, si nota la presenza di decine di elicotteri neri (apparentemente si tratta di elicotteri multiruolo Apache Longbow), i quali appaiono in buonissimo stato e parcheggiati con ordine.

Pure... su questo Rosario poteva informarsi prima di straparlare. Infatti, tra gli altri, il Pinal Airpark è anche usato dal «Western ARNG Aviation Training Site» (WAATS) proprio per gli ARNG AH-64 Apache da loro usati per l’addestramento dei piloti. E poi che pretendeva il Marcianò, che mettessero gli elicotteri in pila uno sull’altro, invece di parcheggiarli con ordine?


Stessa cosa si può dire per quanto riguarda un buon numero di velivoli dalla linea fortemente aerodinamica e che, senza dubbio, non possono di certo essere aeroplani dismessi.

Come no, se gli aerei hanno una linea fortemente aerodinamica, mica possono invecchiare e guastarsi, mica possono diventare obsoleti perché non più abbastanza economici e produttivi da utilizzare. Per la cronaca, il buon Straker si riferisce a questa fotografia:



Anche qui se Rosario Marcianò, sedicente «appassionato di aeronautica» che però non sa distinguere un deltaplano da un Airbus (ma neanche da un autobus, se è solo per questo), si fosse informato un attimo, avrebbe scoperto che quelli ritratti sono dei Beechcraft Starship costruiti alla fine degli anni ’80 dalla Beech Aircraft Corporation, all’epoca famosi, oltre che per la linea e i materiali futuristici usati, per essere costosi e lenti rispetto ai velivoli della stessa fascia concorrenti, nonché difficili da governare per l’eccessiva tendenza al «delfinamento» (phugoid cycle, in inglese): per tutto ciò sono stati un clamoroso fallimento commerciale e alla fine sono stati ritirati dalla stessa casa produttrice.


Torniamo al cosiddetto interno del “tanker chimico”: come anticipato in realtà si tratta di un Boeing durante il test di volo, necessario per ogni velivolo prodotto per ottenere l’abilitazione all’utilizzo. Quei barilotti contengono un liquido che viene spostato in modo da variare velocemente e con facilità il baricentro dell’aeroplano ed effettuare così i necessari test nelle diverse possibili condizioni d’uso.

Ancora una volta si tratta di una situazione normalissima su cui in rete si trovano parecchie testimonianze, anche fotografiche (immagini provenienti rispettivamente da qui, qui, qui, qui e qui):












E non contenti di aver documentato il loro crimine con tutte queste fotografie, quegli avvelenatori di massa della Boeing ci hanno fatto pure un video (richiede RealPlayer per la visione), gli impuniti.

Persino sul sito rense.com, specializzato nel pubblicizzare ogni teoria strampalata esistente al mondo, comprese le “scie chimiche”, c’è una confutazione della fantasiosa interpretazione data dagli sciachimisti duri e puri a quella fotografia e viene anche spiegato che, appunto, di un semplice test di volo si tratta (vedere qui).


L’apice della buffonata si raggiunge quando Rosario afferma che lui e Antonio erano perfettamente al corrente di tutto ciò, e nonostante questo hanno scelto ugualmente di strombazzare che l’immagine sarebbe quella dell’interno di un “tanker chimico”.

Scommetto che nessuno riuscirebbe a concepire in base a quale motivo i due sostengono di aver preso questa decisione a dir poco scorretta, se non ignobile: «in ossequio al dovere di cronaca»!!!
Tranquilli, lo so che è assolutamente incredibile e fuori dal mondo, ma avete letto bene, non siete né preda di allucinazioni visive né avete bisogno di occhiali nuovi, i Marcianò Bros dicono proprio di aver scientemente deciso di pubblicare e pubblicizzare una fanfaluca che sapevano essere inequivocabilmente tale «in ossequio al dovere di cronaca»:

Qualcuno si è prontamente curato di farci sapere che... "Sono delle prove di stabilità con spostamento di peso della Boeing". Erano dettagli dei quali eravamo già al corrente. Qui ribadisco che riportiamo notizie riportate, in ossequio al dovere di cronaca.

Capito qual è il «dovere di cronaca» secondo ’o comandante e ’o professore? Riportare le stupidaggini pari pari, ben sapendo che sono stupidaggini, solo perché fa comodo alle loro tesi: dalle mie parti questa si chiama «bieca e faziosa propaganda» e non »dovere di cronaca», ma ormai sappiamo che i Marcianò Bros usano un dizionario molto diverso da quello usato da noi comuni mortali (per maggiori dettagli su come il mirabolante duo stupra il concetto stesso di «informazione», vedere questo post).

Non contento delle fesserie sostenute fin qui, Rosario in un commento aggiunge:

Inoltre la foto indica delle scritte dal significato inequivocabile.

Piuttosto, è il contrario! Vengono utilizzate apparecchiature in uso per i test di volo per gli scopi descritti nel post.


By Blogger :: Straker ::, at 10 febbraio, 2008 17:32

Logico, no? I cattivoni organizzatori del complottone, attrezzano gli aerei per spargere schifezze e che fanno? Li riempiono di serbatoi per contenere la roba da diffondere, sfruttando al meglio tutto lo spazio disponibile? Nossignori, troppo semplice: usano una ventina di barilotti lasciandone libero e inutilizzato il 95%, così da dover atterrare per rifornirsi e ridecollare ogni mezz’ora (quasi tutta spesa in decollo e atterraggio, visto che, il contenuto di quei barilotti, si potrà nebulizzare sì e no in mezzo minuto).
D’altro canto, che gusto ci sarebbe a mettere su un Complottone Totale e Globale come quello delle “scie chimiche”, senza complicarsi inutilmente la vita?


Terminiamo in bellezza proprio con le summenzionate «scritte dal significato inequivocabile», che sono, come si legge nel corpo del post dei fratelloni imbroglioni:

Si osservino anche le scritte: in alto, in fondo, si legge "Sprayer!!" ("dispositivo di irrorazione") e più sotto "Hazard inside" ("Pericolo"). Su uno dei recipienti a destra, si può leggere la dicitura "Lock care", ossia "Chiudere con cura".

riferendosi a questa immagine (cliccarla per ingrandirla):



Riguardo all’interpretazione della scritta sui fusti, individuata come «LOCK CARE», essa è ridicolmente sbagliata: basta osservare l’ultima immagine da me postata (questa) per accorgersi che in realtà c’è impresso «LOAD BANK», cioè «LINEA DI CARICO».

Riguardo invece agli altri due avvisi, cioè «Sprayer!!» e «HAZARD INSIDE» non ho dubbi, dicono proprio così: qualche malfidato potrebbe insinuare che quelle scritte siano alquanto confuse e non si leggano per niente, o che la prima parola della seconda riga assomigli di più ad HAZMAT piuttosto che ad HAZARD (che avrebbe anche molto più senso come avviso, cioè avvertire della presenza di materiali pericolosi e non di situazioni pericolose), ma io sostengo, e senza tema di smentita, che quelle due scritte sono esattamente e certamente quelle indicate.

Donde tanta sicumera da parte mia, vi chiederete.

Facile: chi meglio dell’autore degli avvisi può sapere di preciso cosa c’è scritto?

Infatti la foto originale è questa, dal solito airliners.net, sito da cui gli sciachimisti spesso e volentieri pescano a piene mani, ma senza mai rivelare la fonte, in quanto essa sbugiarderebbe in un attimo le loro sparate: tale originale ritrae appunto l'interno di un Boeing 777-240/LR attrezzato per i test di abilitazione al volo, ma soprattutto in esso quegli avvisi non compaiono affatto, quindi sono stati senz’altro truffaldinamente aggiunti dal primo divulgatore dell’ennesimo tarocco sciachimista.

Perciò, quando Straker, nei commenti al suo post, se ne esce con:

La fonte [della fotografia postata da loro, quella con le scritte sulla parete] è ritenuta attendibile.

By Blogger :: Straker ::, at 06 febbraio, 2008 17:38

e con:

In ogni caso la nostra foto non ritrae l’interno di un 777

By Blogger :: Straker ::, at 10 febbraio, 2008 17:32

riesce ad inanellare un altro paio di balle da aggiungere alla già lunga collezione che lo riguarda.

Ci sarebbe anche l’Addendum sui “cassetti” in alto a destra, manco si parlasse di un comò, ma sinceramente ribattere alla pura e semplice farneticazione senza né capo né coda, è del tutto inutile.